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ADOLESCENZA

QUANDO I FIGLI SPICCANO IL VOLO

LA "SECONDA FAMIGLIA" DEI NOSTRI FIGLI

Intervista su "La Tribuna" di Treviso del 9 Marzo 2010 

di Francesca Nicastro

 

                                        

LA SCUOLA PER GENITORI

Stasera all'Astori di Mogliano Marco Polito affronta uno snodo cruciale: i primi passi verso l'indipendenza.

Quando i figli spiccano il volo

Amici, media, mode: ruolo e pericoli della «seconda famiglia»

«L'adolescente si fa adottare dal inondo esterno come se fosse una nuova famiglia. Che svolge una funzione importantissima: farlo diventare altro»

TREVISO. «La seconda famiglia dei nostri figli i pari, i media, i divi e la pubblicità» è il titolo del quarto appuntamento della Scuola per Genitori di Treviso, promossa dall'A.Ge.S.C. (Associazione Genitori Scuole Cattoliche) con il sostegno del Credito Trevigiano - Banca di Credito Cooperativo. L'incontro, che avrà per relatore lo psicoterapeuta Mario Polito, si terrà oggi alle 20.30 a Moglie-no Veneto presso il collegio Astori I genitori non iscritti al corso che desiderino partecipare possono iscriversi stasera stessa.

Professor Polito, perché si parla di «Seconda famiglia»?

Perché l'adolescente si fa adottare dal mondo esterno come se fosse una nuova famiglia. Essa svolge una funzione importantissima: farlo diventare una persona altra, diversa da com'era, indipendente da mamma e papà. La seconda famiglia è costituita in primo luogo dal gruppo dei pari.

Come vive il ragazzo l'ingresso in questo gruppo?

L'essere accettati dal gruppo dei pari non è mai indolore. Qui vige un conformismo durissimo e le pressioni per conformarsi agli altri sono molto forti Per essere «adottato» deve vestire e parlare in un certo modo, ad esempio dire «cazzo» e «stronzo» ogni due parole, altrimenti rischia di essere etichettato come «fighetto»... Anche non studiare può essere considerato un «valore» a cui adeguarsi... Il ragazzo entra dunque in una realtà che non è più filtrata dai genitori e fa le prime esperienze orrende, sperimenta le gelosie, le invidie, le miserie...

I genitori come reagiscono?

E' un momento difficile anche per loro. Si sentono abbandonati e traditi Non capiscono perché il figlio sia disposto a fare anche 50 chilometri per incontrare un amico e faccia invece tante storie per andare a comprare un cartone di latte nel negozio sotto casa. Molti genitori reagiscono non agevolando l'uscita dal «nido», ad esempio mettendo in atto una sorveglianza invadente.

Come possono fungere ancora da «filtro» verso l'esterno?

Qualsiasi filtro della prima famiglia finisce con l'inizio dell'adolescenza del figlio. L'adolescente vede che «fuori» c'è un'altra verità rispetto a quella che gli ha tra  smesso la prima famiglia e vuole capire qual è quella più «vera». LI lavoro di preparazione del figlio ad affrontare il mondo esterno i genitori lo devono aver fatto prima.

In cosa consiste questo lavoro?

E' necessario aver installa-  to nel proprio ragazzo la loro presenza dialogante, in modo che dentro di lui funzioni una voce protettiva. Una voce che mormori sommessa: «Stai attento, ti vogliamo bene, prenditi cura di te, tieni la testa sulle spalle». Se i genitori hanno creato questa autonomia interiore basata sulla loro presenza, il ragazzo esce di casa e ha una voce che lo guida.

Un lavoro che va fatto per tempo...

Mettere pali e paletti all'ultimo minuto non serve. Di certi temi - droga, sesso, gravidanze indesiderate... - bisogna aver parlato prima dei 19 anni. I genitori hanno 12 anni per preparare i figli all'uscita dal «nido»: un tempo in cui si può fare un lavoro stupendo sulla persona.

Faccia un esempio.

Il figlio torna da scuola e racconta che è stata messa in giro una email in cui si dice che un compagno di classe puzza di pipì. Quello diventa per i genitori l'occasione di spiegare che è una cosa che lui non dovrà mai fare, che mamma e papà non l'hanno mai fatta. Sono questi i momenti in cui avviene il passaggio dei valori e in cui si costruisce il discorso sull'etica. I ragazzi percepiscono che c'è verità in quello che dicono i genitori e registrano l'insegnamento.

E se non si è fatto questo lavoro per tempo?

C'è sempre un momento per ricominciare a parlare. Può essere una bocciatura o un incidente in moto, qualsiasi evento straordinario che rompa gli schemi abituali

La prima famiglia rimane punto di riferimento?

Un messaggio da dare al figlio che abbandona il «nido» è: «Vai, perché quello è il mondo in cui ti dovrai affermare. Se ci sono difficoltà, torna che ne parliamo. Noi ci siamo». E' importante però che l'adolescente si costruisca dei punti di riferimento stabili all'interno della seconda famiglia: gli amici, la morosa, l'associazione di volontariato. Una rete positiva di affetti che possa dargli sostegno quando ne ha bisogno.

«I genitori non devono avere un atteggiamento paranoico nei confronti della seconda famiglia, anche se il conflitto di valori tra la famiglia di origine e la nuova è fortissimo. Suggerisco loro, invece, di cercare di conoscere di più la seconda la famiglia dei figli, senza demonizzarla né stroncarla davanti al ragazzo per evitare di precludersi il dialogo».

È il messaggio che lo psicoterapeuta Mario Polito lancerà alle mamme e ai papà della Scuola Genitori di Treviso che stasera si incontreranno a Mogliano Veneto (collegio Astore, ore 20.30).

Conoscere la realtà in cui è immerso il proprio figlio è dunque strategico perché «il diavolo dipinto fa meno paura di quello immaginato, come recita un antico proverbio». Oltre al gruppo dei pari, l'altra agenzia di socializzazione caratteristica della seconda famiglia è costituita dai media. Capire come e a quale scopo i ragazzi li utilizzano è dunque importante. «La tivù è considerata dagli adolescenti la scatola di potere dell'adulto - spiega l'esperto -. In genere non la guardano, tanto meno i telegiornali e gli altri programmi di approfondimento giornalistico. H già molto se arrivano loro le macro-notizie, i titoli dell'agenda mediatici, con l'effetto  che si girano schifati dall'altra parte. E' l'intrattenimento che interessa ai ragazzi». Il medium per eccellenza degli adolescenti di oggi è, naturalmente, internet. «Anche il web non è però usato come fonte di conoscenza ma di divertimento e di orientamento - continua Polito -. Le domande a cui gli adolescenti cercano risposta navigando sono: «Chi sono e cosa fanno gli altri? Come si comportano? Come si fa a diventare popolari, ad avere successo nella vita?». Ecco che attraverso i media non passa la conoscenza, ma passano i valori».

Nel rapporto specie con i new media l'adulto non c'è a fare da filtro, quindi i ragazzi assorbono i valori nella misura in cui non ne hanno di propri Di quali valori sono portavoce i media oggi? Poli to prende di mira due format che hanno molto successo tra i giovani:

«Entrambi trasmettono il messaggio che vince chi è più furbo e chi sa ammiccare meglio, chi insomma riesce a conquistare il pubblico, non il più competente - rileva lo psicoterapeuta -. Passa dunque l'idea che nella seconda famiglia vince chi sa essere popolare».

(Francesca Nicastro)