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SUICIDIO: LA GUERRA CONTRO SE STESSI

 CAUSE E PREVENZIONE

Si tratta di un libro di psicoterapia sulla speranza contro la disperazione.

 

Il libro era stato pubblicato precedentemente dalla Libreria Universitaria (2009 )

Il libro "Il suicidio: la guerra contro se stessi" è disponibile in ebook e in formato cartaceo su Amazon

Per leggere l'introduzione e l'indice cliccare qui

Per leggere l'intervista su Il giornale di Vicenza cliccare qui

 

  

INDICE DEL LIBRO

 

INTRODUZIONE

PARTE PRIMA
IL FENOMENO DEL SUICIDIO

 

CAPITOLO 1

DEFINIZIONE DI SUICIDIO

 

1.1 Statistiche generali

1.2 Definizione di suicidio

1.3 I comportamenti autodistruttivi

1.4 Gli aspetti del suicidio

1.4.1 L’aspetto medico

1.4.2 Gli aspetti legali

1.4.3 Gli aspetti etico-morali

1.4.4 Gli aspetti sociali

1.4.5 Gli aspetti psicologici

1.5 Eventi precipitanti e fattori di rischio del suicidio

 

CAPITOLO 2

LA CLASSIFICAZIONE DEL SUICIDIO

 

2.1 Classificazioni sociologiche e psicologiche

2.2 La classificazione sociologica di Émile Durkheim

2.3 La classificazione psicologica

2.4 Vari tipi di suicidio

2.4.1 Il suicidio altruistico

2.4.2 Il suicidio anomico

2.4.3 Suicidio da bilancio

2.4.4 Suicidio di coppia

2.4.5 Il suicidio di denuncia o di protesta

2.4.6 Il suicidio egoistico

2.4.7 Il suicidio fatalistico

2.4.8 Il suicidio impulsivo

2.4.9 Il suicidio istituzionale

2.4.10 Il suicidio lucido e il suicidio razionale

2.4.11 Il suicidio da noia o da tedium vitae

2.4.12 Il suicidio mascherato

2.4.13 Il suicidio di massa

2.4.14 Il suicidio “organico” contro il proprio corpo

2.4.15 Il suicidio ordalico

2.4.16 Il suicidio passionale

2.4.17 Il suicidio religioso

2.4.18 Il suicidio riparatore

2.4.19 Il suicidio persecutorio

2.4.20 L’omicidio-suicidio

2.4.21 Il suicidio sansonico

2.4.22 Suicidio aggressivo dei kamikaze

2.4.23 Suicidio indiretto

2.4.24 Suicidio assistito

2.5 I parasuicidi

 

CAPITOLO 3

IL SUICIDIO NELL’ARCO DELLA VITA

 

3.1 Il suicidio nell’infanzia

3.2 Il suicidio nell’adolescenza

3.2.1 L’esperienza del lutto

3.2.2 Atteggiamento sfrontato e temerario verso la morte

3.2.3 Il suicidio come mezzo sbrigativo per allontanarsi dalle frustrazioni

3.2.4 Affermazione illusoria attraverso la morte

3.2.5 Il suicidio come mezzo di pressione sull’ambiente

3.2.6 L’insuccesso scolastico e il crollo dell’autostima

3.2.7 Incapacità di affrontare le frustrazioni

3.2.8 Inquietudine e pessimismo cosmico

3.3 Il suicidio nella mezza età

3.4 Il suicidio nella terza età

3.4.1 La depressione e la disperazione

3.4.2 Il deterioramento fisico

3.4.3 Le malattie invalidanti

3.4.4 I lutti

3.4.5 La perdita

3.4.6 La vedovanza

3.4.7 L’isolamento

3.4.8 Il pensionamento

3.4.9 Il bilancio della vita nella terza età

3.4.10 La disperazione degli anziani ci priva della loro saggezza

3.5 Il suicidio e il fallimento dei compiti di sviluppo

 

CAPITOLO 4

DIFFERENZE TRA MASCHI E FEMMINE NEL SUICIDIO

 

4.1 Maggiore integrazione sociale

4.2 Minore ambizione e mania di grandezza

4.3 Maggiore flessibilità

4.4 Maggiore consapevolezza del proprio corpo

4.5 Maggiore cura delle emozioni e degli aff etti

4.6 Minore aggressività

4.7 Valori di solidarietà e di comunità

4.8 Valorizzazione della capacità di dare aiuto

4.9 Maggiore varietà di ruoli

4.10 Stile di vita più naturale

4.11 Maggiore capacità di chiedere aiuto

4.12 Capacità di leggere il significato psicologico di un proprio sintomo fisico

4.14 Rete sociale più ampia

4.15 Migliore smaltimento del carico emotivo

4.16 Autostima più flessibile e più ricca

4.17 Maggior numero di tentati suicidi

 

CAPITOLO 5

ARGOMENTAZIONI CONTRO E A FAVORE DEL SUICIDIO

 

5.1 Argomentazioni contro il suicidio

5.1.1 Il suicidio è un peccato contro Dio

5.1.2 Il suicidio è contro se stessi

5.1.3 Il suicidio è contro la società

5.1.4 Il suicidio è contro la vita

5.2 Argomentazioni a favore del suicidio

5.2.1 Il suicidio come diritto di libertà e affermazione della propria dignità

5.2.2 L’eutanasia come diritto a vivere e morire dignitosamente

5.2.2.1 Libertà di suicidarsi o diritto di suicidarsi?

 

CAPITOLO 6

LE STATISTICHE SUL SUICIDIO

 

6.1 Sesso e suicidio

6.2 Le età critiche rispetto al rischio di suicidio

6.3 Stato civile e suicidio

6.4 Classe sociale e suicidio

6.5 Disoccupazione e suicidio

6.6 La famiglia e gli affetti

6.7 Ereditarietà e suicidio

6.8 Istruzione e suicidio

6.9 Religione come antidoto del suicidio

6.10 Crollo dell’autostima e suicidio

6.11 La perdita, il lutto e il suicidio

6.12 Malattia fi sica grave e suicidio

886.13 Malattia mentale e suicidio

6.14 Rapporto tra suicidio e tentato suicidio

6.15 Mezzi di esecuzione

6.16 Fattori temporali e suicidio

6.17 Etnicità e suicidio

6.18 Distribuzione geografi ca dei suicidi in Italia

6.19 Mezzi di comunicazione di massa e suicidio

6.20 Omicido-suicidio

6.21 Ricadute letali dopo il tentato suicidio

6.22 Capire per prevenire

 

CAPITOLO 7

IL VISSUTO PSICOLOGICO DEL SUICIDA

 

7.1 Quale strada percorrere per capire il suicida?

7.2 Andare oltre le etichette di comodo

7.3 Perché una persona rinuncia alla vita?

7.4 La strada dell’empatia

7.5 Distinzione tra comprensione empatica e comprensione intellettuale

7.6 La vita mi ha tradito

7.7 Le domande inquietanti del suicida

7.8 L’atteggiamento ambivalente verso la morte

7.9 Disperazione, impotenza e infelicità

7.10 Il bisogno di significato

7.11 Il senso di colpa totale e senza perdono

7.12 Il senso di costrizione, il sentirsi accerchiato, incastrato, braccato

7.13 La retroflessione dell’aggressività

7.14 Fantasie e fantasmi di suicidio

7.15 Conflitto tra l’autoconservazione e l’autodistruzione

7.16 Desiderio di morire o di vivere diversamente?

7.17 La visione a tunnel

7.17.1 Visione a tunnel e suicidio lucido

7.18 Il non-senso e il suicidio

7.19 La riduzione a cosa

7.20 Dalle idee di suicidio all’attuazione

7.21 Il tentato suicidio come “suicidio fallito”

7.22 Il senso di sollievo dopo il tentato suicidio

7.23 Perché si ritenta?

7.24 Il suicida non è contro la vita ma contro questa vita

 

CAPITOLO 8

SEGNALI DI AVVERTIMENTO E INDIZI DI SUICIDIO

 

8.1 Lista di indizi di suicidio

8.2 La comunicazione dell’intenzione di suicidio

8.3 Intenzione di suicidio mascherata

8.4 I precedenti tentativi di suicidio

8.5 Disperazione

8.6 I cambiamenti improvvisi di comportamento e di atteggiamento

8.7 Linguaggio e pensiero polarizzato

8.8 Comportamenti pericolosi

8.9 Il messaggio relazionale della comunicazione dell’intenzione di suicidio

8.10 Cosa succede quando una persona comunica

il suo intento di suicidarsi?

8.11 Si leggono gli indizi di rischio di suicidio troppo tardi

 

CAPITOLO 9

I MEZZI DI ESECUZIONE DEL SUICIDIO

 

9.1 Classificazione di mezzi di esecuzione

9.2 Significato simbolico dei mezzi di esecuzione

9.3 Evitare le generalizzazioni

9.4 Alcuni esempi sul significato simbolico dei mezzi di esecuzione

9.5 Punire se stesso per punire l’altro

9.6 Punire se stesso come si pensa di essere puniti dagli altri

9.7 Mi avveleno come voi mi avete avvelenato

9.8 Il significato simbolico del mezzo di suicidio analizzato nel percorso di psicoterapia

 

CAPITOLO 10

LE NOTE O I BIGLIETTI DI SUICIDIO

 

10.1 Pochi messaggi scritti

10.2 Gli adolescenti lasciano più biglietti degli adulti

10.3 Il contenuto dei messaggi scritti

10.4 Quali altre ragioni, oltre a quelle dichiarate?

10.5 Differenza tra biglietti di suicidio maschili e femminili

10.6 Differenza tra i biglietti di suicidio lasciati dagli adolescenti e dagli anziani.

10.7 Alcune caratteristiche delle note di suicidio degli adolescenti

10.7.1 La drammatica perturbazione emotiva

10.7.2 Situazioni interpersonali intense ma disturbate

10.7.3 Percezione della perdita o del rifiuto dell’altro come perdita di sé

10.7.4 Una percezione di sé in termini dicotomici e polarizzati

10.7.5 La debolezza del senso di identità che li spinge ad autosvalutarsi, vergognarsi, odiarsi

10.8 Alcune caratteristiche delle note di suicidio degli anziani

10.8.1 Una lunga storia di problemi irrisolti o irrisolvibili

10.8.2 Perturbazione emotiva più bassa

10.8.3 Espressioni emotive meno dirette

10.8.4 Problemi di solitudine, abbandono, perdita di dignità

 

CAPITOLO 11

LE REAZIONI DEGLI ALTRI VERSO IL SUICIDIO E IL TENTATO SUICIDIO

 

11.1 Le reazioni emotive

11.1.1 Shock

11.1.2 Negazione e distorsione dei fatti

11.1.3 Rabbia

11.1.4 Senso di colpa

11.1.5 Vergogna

11.1.6 Impotenza

11.1.7 Ansia e depressione

11.1.8 Rischio di suicidio

11.1.9 Ricerca del significato di quanto è successo

11.2 La resistenza dei sopravvissuti

11.3 L’elaborazione del lutto in chi resta

11.3.1 La funzione dello shock iniziale

11.3.2 Il tormento interiore

11.3.3 Il ritorno della persona suicida nei sogni

11.3.4 Recuperare il positivo della persona che ci ha abbandonato

11.3.5 Dare parole al proprio dolore

11.3.6 Il sostegno sociale e comunitario alla famiglia

11.3.7 Il sostegno della psicoterapia

11.3.8 Il sostegno della religione

11.3.9 Riorganizzazione della propria vita

 

 

PARTE SECONDA

LE CAUSE DEL SUICIDIO  

 

CAPITOLO 12

LE CAUSE DEL SUICIDIO

 

12.1 Cause molteplici

12.2 Il messaggio relazionale del suicidio

12.3 La retroflessione dell’aggressività

12.4 Il suicidio come “omicidio timido”

12.5 Il suicidio come interruzione del contatto con la realtà e con la vita

12.6 Cause predisponenti e cause precipitanti

12.7 Il bisogno di orientarsi tra molteplici cause

 

CAPITOLO 13

L’ANNIENTAMENTO DEL SÉ

 

13.1 La sensazione del freddo vuoto interiore: il niente

13.2 L’annientamento del Sé e l’assenza dell’altro

13.3 Il non-essere, la non-vita, la non-esistenza

13.4 L’annientamento delle parti vitali di Sé

13.5 L’introiezione del senso di annientamento ambientale

13.6 L’annientamento del corpo

13.7 Il momento del congedo dal proprio corpo

 

CAPITOLO 14

IL CROLLO DELL’AUTOSTIMA E LA FERITA NARCISISTICA

 

14.1 Crollo dell’autostima e sensazione di annientamento

14.2 Immagine di sé e autostima

14.3 La perdita di status sociale

14.4 Narcisismo e suicidio

14.5 Narcisismo e autopunizione

14.6 La reazione depressiva al successo

14.7 Immagine di sé deturpata da una malattia grave

 

CAPITOLO 15

SENSO DI COLPA E BISOGNO DI ESPIAZIONE

 

15.1 Il senso di colpa patologico

15.2 La scissione della personalità

15.3 La sottomissione totale

15.4 Un Superio sadico

15.5 L’espiazione e la riparazione

15.6 Il suicidio come condanna anticipata della condanna degli altri

15.7 Perdere la faccia dalla vergogna

15.8 Assunzione della colpa e proiezione della colpa

 

CAPITOLO 16

LA SIMBIOSI E L’IDENTIFICAZIONE

 

16.1 La patologia della simbiosi

16.2 La simbiosi nella coppia, nella famiglia, nei gruppi e nella società

16.3 Simbiosi ed eccessiva “regolazione sociale”

16.4 L’annullamento del sé nella simbiosi

16.5 Introiezione e simbiosi

16.6 Introiezione dell’oggetto cattivo

16.7 Spinta al ricongiungimento dopo la separazione

16.8 Il suicidio di coppia

16.9 Il dramma di Medea

16.10 Suicidio come ritorno all’utero

16.1 Il suicidio per imitazione e per contagio

16.12 L’identificazione durante l’adolescenza

 

 

CAPITOLO 17

L’ASSENZA TOTALE DEL CONTROLLO SULLA PROPRIA VITA

 

17.1 Impotenza totale e bisogno di controllo

17.2 L’insostenibile invasione della propria vita

17.3 Il recupero della sensazione di controllo attraverso il suicidio

17.4 Sensazione di controllo e appagamento

17.5 Autodistruzione e liberazione dal dolore

17.6 Insoddisfazione di questa vita e volontà di vivere

17.7 Il mito di Sisifo

17.8 Il “diritto” di suicidarsi

17.9 L’affermazione di sé attraverso la libera morte

17.10 Il suicidio come ricatto

17.11 Il suicidio per rifiutare il tradimento della vita

 

CAPITOLO 18

LA DISPERAZIONE

 

18.1 La disperazione come malattia mortale

18.2 Il riconoscimento della disperazione

18.3 Le emozioni debilitanti racchiuse nella disperazione

18.4 Il rischio di suicidio nei momenti di remissione

18.5 La perdita del significato, del valore e dello scopo della vita

18.6 La noia che spegne la vitalità

 

CAPITOLO 19

IL DESIDERIO DI LIBERAZIONE DA UN DOLORE

O DA UNA SITUAZIONE INSOPPORTABILE

 

19.1 Situazioni esistenziali intollerabili

19.2 Liberazione a un prezzo altissimo: il sacrificio della vita

19.3 La liberazione da una malattia incurabile

19.4 La morte come un’invalicabile protezione contro l’angoscia

19.5 Desiderio di liberazione e di trasformazione

19.6 L’effetto catartico dopo il tentato suicidio

 

CAPITOLO 20

LA MANCATA ELABORAZIONE DEL LUTTO

 

20.1 Perdita ed elaborazione del lutto

20.2 Perdita e infelicità

20.3 Il disprezzo di se stessi in seguito alla perdita della propria autostima

20.4 Il suicidio come risultato del fallimento dell’elaborazione del lutto

20.5 La fissazione sull’oggetto perduto

20.6 La delusione amorosa

20.7 Ci si può suicidare per amore?

20.8 Salvare il salvabile e aprirsi nuovamente alla vita

 

CAPITOLO 21

LA PULSIONE DI MORTE

 

21.1 Perché il suicidio?

21.2 La risposta di Freud: la pulsione di morte

21.3 Critica dell’origine biologica della pulsione di morte

21.4 Le conseguenze del concetto biologico di pulsione di mortesulla terapia

21.5 La disperazione personale e sociale come originedella pulsione di morte

21.6 La pulsione di morte esiste ma ha origine personale ed esistenziale

 

CAPITOLO 22

LA RETROFLESSIONE DELL’AGGRESSIVITÀ

 

22.1 Il suicidio come omicidio timido

22.2 Depressione e inibizione dell’aggressività

22.3 Retroflessione e scissione della personalità

22.4 Scissione paranoica: il nemico interno

22.5 Autodistruttività come aggressione retroflessa

22.6 Alcuni ricerche in etologia

22.7 L’autolesionismo

22.8 Retroflessione dell’aggressività nella vita quotidiana

22.9 Le cause dell’inibizione dell’aggressività

22.10 Il suicida e il suo corpo

 

CAPITOLO 23

L’ILLUSIONE DEL TRIONFO DELL’IO SULLA MORTE

 

23.1 L’illusione di controllare tutto: la vita e la morte

23.2 Dall’impotenza all’onnipotenza

23.3 La dimensione narcisistica

23.4 La fantasia dei propri funerali

23.5 Superiori alla vita, al destino e a Dio

23.6 La negazione della morte

23.7 Morire per continuare a vivere

 

CAPITOLO 24

LA VENDETTA

 

24.1 Il suicidio per vendetta come “omicidio camuffato”.

Uccidersi per uccidere

24.2 Sarò per voi lo spirito del male

24.3 Vi tormenterò in eterno

 

 

PARTE TERZA

CAPIRE PER PREVENIRE  

 

 CAPITOLO 25

IL TENTATO SUICIDIO DEGLI ADOLESCENTI

 

25.1 Ascoltare il grido di aiuto di tutte le persone che tentano il suicidio

25.2 L’adolescenza come una seconda nascita

25.3 L’ostacolo insormontabile

25.4 Vergognarsi da morire

25.5 Attacco al corpo

25.6 Che cosa fare con gli adolescenti che hanno tentato il suicidio?

25.7 L’esaltazione del suicidio

25.8 Media e notizie sui suicidi

25.9 Che cosa fare quando il tentato suicidio avviene a scuola?

25.10 Parlare di morte e di suicidio

25.11 Come aiutare i reduci dal tentato suicidio

25.11.1 Che cosa può fare la madre?

25.11.2 Che cosa può fare il padre?

25.11.3 Che cosa possono fare i fratelli?

25.11.4 Che cosa possono fare gli amici?

25.11.5 Che cosa può fare la scuola?

25.12 La psicoterapia con gli adolescenti che hanno tentato il suicidio

 

CAPITOLO 26

LA PREVENZIONE DEL SUICIDIO

 

26.1 Alcune indicazioni per non disperare

26.2 L’autorealizzazione

26.3 Non banalizzare

26.4 La cultura della solidarietà e degli affetti

26.5 La valorizzazione di ogni persona

26.6 Non deterrenti ma opportunità di autorealizzazione

26.7 La cultura della speranza e del coraggio

26.8 L’amore non basta

 

CAPITOLO 27

ALCUNI SUGGERIMENTI PER AIUTARE LE PERSONE CON IDEE DI SUICIDIO

 

27.1 Come aiutare chi sta male

27.2 Che cosa dire e che cosa non dire?

27.3 Cosa può fare la psicoterapia?

27.4 Il vissuto dello psicoterapeuta con i pazienti che hanno tentato il suicidio

27.5 Dall’impulso suicida al progetto di vita

27.6 Immaginare le conseguenze del proprio gesto

27.7 Aumentare le risorse personali

27.8 Imparare a distinguere ciò che è benefico e ciò che è dannoso

27.9 Fantasie sostitutive della scarica dell’aggressività

27.10 Differenziarsi e allontanarsi dall’ambiente nocivo

27.11 Allontanarsi e difendersi dalle persone tossiche

27.12 Comprendere i motivi della retroflessione dell’aggressività

27.13 Canalizzare l’aggressività per rispettare l’integrità

27.14 Superare la scissione e lacerazione tra persecutore e vittima

27.15 Dalla retroflessione dell’aggressività all’espressione di sé

27.16 Riprendere il cammino

27.17 Ristabilire il contatto con la vita

 

CONCLUSIONE

BIBLIOGRAFIA

 

 

 INTERVISTA

PUBBLICATA SUL GIORNALE DI VICENZA

Questa mattina a Vicenza un seminario curato dall'Istituto di Psicologia Umanistica

QUANDO IN FONDO AL TUNNEL RESTA SOLTANTO IL SUICIDIO

Ogni anno 250 veneti si uccidono e cento ci provano

Intervista di Cristina Dianin

Stando alle rilevazioni dell’Istat, il Veneto è la sesta regione in Italia per numero di suicidi. Ogni anno, nella nostra regione, si tolgono la vita 250 persone e altre cento tentano senza riuscirvi. In pratica ogni giorno qualcuno decide di morire. In termini percentuali è il 38 per cento dei suicidi attuati in Italia, pari, questi ultimi, a circa quattro mila annui. Una cifra già di per se alta, ancora più elevata se poi si considera che, tra familiari, parenti ed amici stretti del defunto, sono toccate almeno una ventina di persone per cui, soltanto nel Veneto, ogni anno sono cinque mila le persone coinvolte, direttamente o indirettamente,  nel fenomeno.

Alle cause e alla prevenzione dei suicidi è dedicato un seminario di studio dall'Istituto di psicologia umanistica che si svolge questa mattina dalle 10 alle 13 presso l’Istituto di psicomotricità infantile in Via Pescherie Vecchie 19. A curare il seminario sarà il dott. Mario Polito, direttore dall'Istituto di psicologia umanistica, psicologo e psicoterapeuta specializzato nell’analisi bioenergetica e nella terapia  familiare e di coppia, autore, tra l’altro, di un libro (“Suicidio: perché muovere guerra contro se stessi?”) frutto di un anno di lavoro e che sarà dato alle stampe prossimamente.

  • Quali sono, dottor Polito, le motivazioni che inducono una persona al suicidio?

«Le cause più determinanti sono tre: la disperazione, il senso di colpa e l’autoaggressività. Arriva a suicidarsi anzitutto chi è disperato, cioè chi ha la convinzione che non c’è nessun’altra via d’uscita. Chi non ha più il potere di controllare la propria vita perché è tutto un fallimento, perché tutto è perduto, ritiene, illusoriamente, di avere diritto sulla vita e sulla morte uccidendosi. In chi è disperato c’è una distorsione cognitiva. È quella che si chiama «visione a tunnel», cioè  una visione finale, a senso unico, senza alternative: il suicidio. Altra causa è il senso di colpa. La colpevolizzazione continua ricevuta dagli altri diventa autocolpevolizzazione. Il senso di colpa è tale che il suicida si punisce per le colpe che gli vengono attribuite e che egli stesso finisce per l’attribuirsi, togliendosi la vita.

«In tal modo è come se fosse punito da chi ha ingenerato in lui il senso di colpa. Quando un gruppo anche familiare o di amici, scarica le proprie colpe unicamente su una persona, questa finisce con il diventare il capro espiatorio di un progetto, seppur involontario, di suicidio dell’ambiente. Togliendosi la vita il suicida rivolta la colpevolizzazione contro l’ambiente: con il suo gesto è come se dicesse «E’ colpa vostra se ho fatto questo». Il suicida non si uccide per morire, ma perché è già stato «ucciso», dall’ambiente familiare o sociale.

Infine l’autoaggressività, cioè la pulsione di morte, fa sì che il suicida rivolti contro di sé l’aggressività che era rivolta contro altri».

  • Cosa fare per prevenire? Come evitare che chi ha idee suicide arrivi a compiere un gesto estremo?

«Contro la disperazione occorre costruire una cultura della speranza per dare significato alla vita. Se negli ultimi anni i suicidi vanno aumentando è proprio perché va diminuendo la speranza. Poi è necessario una cultura della progettualità. Per aiutare chi ha idee suicide a uscire dalla ‘visione a tunnel’ bisogna trasmettergli un progetto, fare in modo che si confronti con un’alternativa al suo progetto di morte. È stato infatti dimostrato che se chi ha tentato il suicidio viene aiutato a ricostruire la propria vita, non tenta più di suicidarsi proprio perché ha acquisito altri punti di vista della realtà».

«Inoltre il suicida, proprio per evitare di confrontarsi con altre possibilità, si rinchiude in se stesso morendo così nell’isolamento  e senza che nessuno sappia spiegarsi il perché sia arrivato a tanto. Ecco perché è importante coltivare il senso della solidarietà familiare, amicale e degli affetti. Tutte le forme di aggregazione sociale, famiglia e relazioni affettive comprese, sono un freno al suicidio. Non per nulla i singles, i divorziati, i separati e i vedovi sono maggiormente esposti a tale rischio. Infatti, è importante curare il proprio equilibrio psicologico, l’autostima.

Per impedire invece che il senso di colpa possa condurre alla morte occorre far sì che il soggetto venga aiutato a riconoscere chi nel proprio ambiente di vita lo colpevolizza».

 

  • È possibile stabilire una correlazione tra le ragioni che inducono a uccidersi e il mezzo adoperato?

«Un nesso certamente sussiste. Uccidendosi il suicida vuole mandare un messaggio: per esempio ‘Mi impicco perché mi avete asfissiato?, ‘Mi butto giù perché avete continuato a buttarmi a terra’. È significativa la diversità di mezzi adoperati dagli uomini e dalle donne. Se il 30 per cento dei maschi si uccide impiccandosi, la medesima percentuale di femmine sceglie di gettarsi nel vuoto.

Generalmente le donne, che solitamente curano la propria immagine più degli uomini, scelgono i mezzi che deturpano meno il corpo».

  • Molto spesso il suicidio di una persona è accompagnato da incredulità: nessuno riesce a spiegarsi il perché si arrivi a tanto. È davvero impossibile cogliere dei segni premonitori?

«Il segnale di avvertimento più chiaro si ha quando uno esprime chiaramente le proprie intenzioni. Perciò quando si sente dire da qualcuno: “Io mi ammazzo” non bisogna mai sottovalutare il messaggio. Poi ci sono altri segnali, improvvisi cambiamenti nella conduzione della propria vita, nelle amicizie e nell’amore, l’abbandono del lavoro, l’isolamento estremo, il mutismo, la chiusura in se stessi e l’apatia conditi con atteggiamenti depressivi: sono tutti segnali premonitori da prendere in estrema considerazione».