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SUDARSI LE CONQUISTE

IL VALORE DELL'IMPEGNO, DELLO SFORZO, DELLA FATICA, DEL SUDORE E DEL SACRIFICIO

Presentazione

 Queste parole impegno, sforzo, fatica, sudore, sacrificio, sono sparite dal linguaggio educativo degli ultimi due o tre decenni. Le nuove generazioni sono state educate sul piedistallo, come principi e principesse. I genitori hanno collocato i figli sul piedistallo e li hanno venerati, serviti e riveriti. Ma i figli sul piedistallo non sono stati educati bene. Sono diventati, egocentrici, arroganti, narcisisti e tiranni. Si sono esaltati, si sono creduti speciali, straordinari, intelligenti, ma senza muovere un dito e senza impegnarsi a migliorare la propria mente e il proprio carattere. I risultati di questa educazione narcisista sono deludenti: questi ragazzi sono emotivamente fragili. Non sanno affrontare le difficoltà, gli insuccessi, il sudore. Non si impegnano nello studio e trascurano la loro formazione. Alla fine, sono disadattati e insoddisfatti.

Con questo libro desidero aiutare i genitori a cambiare musica. Li invito a passare dall’esaltazione sul piedistallo, all’educazione realistica, basata sulla conquista di sé, sulla padronanza, sull’autocontrollo, sull’autodisciplina, sull’impegno per poter sviluppare pienamente i talenti dei figli.

Affronto un tema spinoso: educare i figli al valore della fatica e della conquista. È bello sentire di essere stati capaci a migliorarsi e a migliorare il mondo insieme agli altri.

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INTRODUZIONE

Questo libro è dedicato all’autocontrollo e all’autodisciplina. Erano anni che volevo scriverlo. Eccolo, finalmente. Lo dedico a tutte le persone che vogliono diventare “atleti della mente”, come recita il titolo di un mio precedente libro dedicato all’attenzione e alla concentrazione.

In questo libro il termine autocontrollo è citato circa 600 volte, quello di autodisciplina circa 200 volte e quello di autoregolazione circa 90 volte. Anche da questa brevissima statistica della frequenza delle parole vi può notare dove ruotano le riflessioni di questo libro.

Consideriamo questo bellissimo prefisso “auto”.

In questo libro si utilizzerà molte volte il prefisso auto. Eccone alcuni esempi: autodisciplina, autoregolazione, autonomia, autocontrollo.

È molto interessante notare che la parola “auto” davanti ad alcune parole, ne cambia il significato.

Pensiamo alla parola “disciplina” che spesso è accompagnata dal senso di costrizione, di dovere, di imposizione, di autoritarismo, diventa un’altra cosa quando parliamo di autodisciplina. Diventa una cosa bellissima.

Consideriamo un’altra parola, il termine “controllo”. Anch’esso è legato alla perdita di libertà, alla costrizione, alla sottomissione, a qualcun altro, ma se vi aggiungiamo il prefisso auto, diventa “autocontrollo” e “l’autocontrollo” diventa una bellissima capacità che regala molti frutti dolci, maturi e gradevoli.

Consideriamo un altro termine: “regola”.

Anche le “regole” da una parte indicano obblighi, doveri, imposizioni, ma se leghiamo questa parola alla parola “auto”, diventa autoregolazione ed è una bellissima parola. Sinonimo di libertà.

Addirittura, il termine “autonomia”, che vuol dire semplicemente regola o legge imposta da se stessi, è sinonimo di libertà: una persona “autonoma” è una persona libera cioè capace di esprimere giudizi, pensieri, emozioni, comportamenti, senza subire condizionamenti esterni.

Anche la parola “rinuncia”, che ha un suo significativo negativo, pesante, drammatico, duro, diventa “auto-rinuncia” e in questo modo diventa una bella cosa, perché si rinuncia a qualcosa non perché ci è stato imposto, ma perché si è scelto di rinunciare a qualcosa per qualche vantaggio superiore.

Pensiamo ad un altro termine “coscienza”. Anche la “coscienza” è spesso legata a qualcosa di impegnativo, di pesante, ma quando si dice “autocoscienza”, facciamo “autocoscienza”, “gruppo di autocoscienza”, sono tutte espressioni che indicano libertà di scelta e profonda consapevolezza di sé, delle proprie azioni e dei propri pensieri.

Vediamo anche il termine “valutazione”. La “valutazione” può essere pesante se subita dall’esterno, ma se elaborata dall’interno, diventa “autovalutazione”, cioè capacità di dare a se stessi un giudizio.

Prendiamo anche il termine “istruzione”. Spesso è legato alla scuola come qualcosa di impegnativo, di duro, di faticoso. Qualche volta anche di pesante, ma diventa leggero quando si dice “autoistruzione”. Io mi do delle “autoistruzioni”.

E così anche il termine “automonitoraggio” che si avvicina molto al concetto di controllo, ma diventa bellissimo quando si parla di “automonitoraggio” cioè capacità di valutare se stessi momento per momento, in quello che si sta facendo o in quello che si sta dicendo o in quello che si sta pensando.

Come si vede, è sufficiente premettere a queste parole che possono avere un significato impegnativo, il termine “auto” per renderle belle e leggere.

Autodisciplina e autocontrollo: si possono insegnare?

La risposta è sì. In che modo? Vi sono molti modi, prendiamo un esempio lontano dallo studio: le arti marziali.

Nelle arti marziali, specialmente nel Tai Chi (Taijiquan), si insegna l’autocontrollo del proprio movimento, la centratura su se stessi, e per questa ragione, le arti marziali rappresentano sia una abilità di autodifesa, ma sviluppano anche la concentrazione fisica, emotiva, mentale attraverso l’esercizio consapevole dell’autocontrollo e del controllo muscolare ma anche dei pensieri e delle emozioni.

A livello scolastico, l’autocontrollo è stato sempre insegnato dai docenti quando essi hanno orientato l’attenzione dei propri studenti verso ciò che insegnavano, tanto è vero che il termine stesso di insegnante o di insegnare indica la capacità del docente di orientare l’attenzione degli studenti verso dei segni, come se la frase tipica del docente fosse: “Guardate qui. Osservate questo, annotatevi quest’altro. A vostro parere, che cosa succede se faccio questo o quest’altro?”.

Sono tutte domande di focalizzazione dell’attenzione e quindi domande che stimolano l’autocontrollo e poi l’autodisciplina.

I docenti con la loro attività didattica, sviluppano sia l’attenzione, la concentrazione, ma insegnano anche il metodo di studio che è una raccolta di procedure per studiare meglio la loro disciplina. Sono procedure che rinforzano l’autodisciplina.

Ricordiamo che Isidoro di Siviglia aveva precisato che il termine “disciplina” derivava dal latino “dìscere plene”. “Dìscere” = imparare e “plene” (pienamente). Dìscere plene vuol dire apprendere in modo adeguato, ricco, pregnante, completo.

Il discepolo è colui che ha imparato bene l’insegnamento del maestro, quindi è bello che l’autodisciplina sia la capacità di stabilire un percorso per imparare bene qualcosa.

Negli anni ‘80, si è sviluppato il “movimento didattico” che facilitava la metacognizione.

Tale approccio didattico sosteneva che gli studenti migliorano il loro apprendimento, non solo se si impegnano nello studio, ma se controllano bene il proprio percorso di apprendimento.

Innanzitutto, se lo pianificano, se attuano, controllano e verificano il livello di apprendimento passo dopo passo e se alla fine lo valutano nel loro insieme, individuano i punti forti e i punti deboli e poi correggono le lacune e continuano a migliorare.

Attraverso la metacognizione che vuol riflettere su come si conosce o si impara, si può migliorare l’apprendimento e anche la prestazione nell’apprendimento.

Dagli anni ‘80 ad oggi, la metacognizione è diventata una strategia fondamentale per permettere agli studenti di diventare autonomi, capaci soprattutto di autoregolare il proprio percorso di apprendimento.

Tale metacognizione è una strategia che viene usata anche in ambito sportivo. Spesso sotto-forma di riscontro immediato dell’istruttore.

La metacognizione può sembrare difficile all’inizio perché lo studente deve imparare ad auto-osservarsi e anche ad autovalutarsi il che è difficile, se non si possiedono strumenti per valutarsi correttamente, ma prima di giungere alla padronanza di questa grande e utile strategia, è necessario fare un percorso insieme al docente, il quale continuamente suggerisce agli studenti come affrontare un compito, in che modo studiare, in che modo assimilare, in che modo collegare le informazioni, e in che modo utilizzare quello che si è appreso a nuove conoscenze.

Quindi la metacognizione, l’autocontrollo, la concentrazione, il metodo di studio, si possono insegnare gradualmente, ma l’obiettivo fondamentale è insegnare non solo a studiare, ma insegnare come si studia bene.

Non bisogna insistere solo ad imparare o ad impegnarsi per imparare, ma anche bisogna dimostrare agli studenti come si può investire meglio il proprio impegno, in quali modi si apprende meglio.

Tutte queste strategie possono essere insegnate.

Riflettiamo un momento sul mito di Dedalo ed Icaro. Esso ci può aiutare a integrare meglio libertà e regole.

Dedalo era l’architetto che aveva costruito il labirinto a Creta, per rinchiudere in modo definitivo il Minotauro che era un mostro, che si cibava di essere umani. Il re di Creta aveva assegnato a Dedalo il compito di costruire una prigione da cui fosse impossibile fuggire. Poi Dedalo cadde in disgrazia e fu rinchiuso in prigione con il figlio Icaro. Non potevano scappare da questa prigione e anche se fossero riusciti sarebbero stati presi facilmente dai soldati e se avessero preso la via del mare, sarebbero stati facilmente catturati. A Dedalo, che era una persona ingegnosa, venne l’idea di fuggire prendendo la via dell’aria, volando in aria, ma per far questo, dovette costruire delle ali per se stesso e per Icaro. Riuscì in questo suo intento, costruì delle buone ali con le penne d’oca del giardino della prigione, le impastò con la cera, le inserì in una intelaiatura e poi le fece indossare ad Icaro e dopo le indossò anche lui.

Prima di partire disse ad Icaro: «Caro figlio, questa è la nostra unica possibilità di fuga: la fuga verso l’alto. So che hai delle buone braccia e riuscirai nell’impresa e ce la faremo, ma stai attento perché quando saremo liberi in alto, stai attento ad evitare di andare troppo in alto, perché in alto il calore del sole scioglierà la cera, le penne si sfalderanno e potrai precipitare in mare. Ma stai attento anche a non andare vicino alle onde del mare perché col vapore acqueo si appesantiscono e se poi prendi un’ondata, diventano troppo pesanti per poter continuare il nostro viaggio. Dobbiamo andare da Creta fino all’Italia».

Il figlio aveva capito bene il vantaggio liberatorio delle ali, ma anche il valore delle istruzioni che aveva ricevuto di evitare gli estremi di andare in alto, verso il sole, e verso il basso, verso il mare.

Aveva compreso le conseguenze se non rispettava questi limiti, ma una volta che hanno cominciato a volare, Icaro è stato preso dalla frenesia, dalla ebbrezza, dall’impulsività, dall’istintività di spingersi sempre verso l’alto per dimostrare a se stesso la sua bravura, ma salendo sempre in alto, il calore del sole è diventato più intenso e l’impasto della cera ha cominciato a sciogliersi. Le penne si sono sfilacciate e lui, senza più le ali, è precipitato nel mare morendo.

Il padre, pur con tanto dolore, ha continuato il suo viaggio e poi è “atterrato” a Napoli.

Questo mito rappresenta il conflitto tra l’impulso di Icaro e il calcolo di Dedalo. Tra l’ebbrezza di Icaro e la sobrietà di Dedalo. Tra la passione di Icaro e la ragione di Dedalo. Tra la sfrenatezza e l’istintualità di Icaro e la ponderazione e la riflessione di Dedalo.

Che cosa vuol dire questo mito per noi oggi? Vuol dire che ciascuno di noi nella propria vita, ha sia le ali ma anche le istruzioni di volo e se siamo educatori, genitori o docenti, dobbiamo dare ai nostri figli e studenti le ali per liberarsi in aria, per liberarsi dalle prigioni o dall’ignoranza, ma anche dobbiamo dare loro le istruzioni per comportarsi bene ed evitare gli estremi sia di andare troppo in alto, sia di andare troppo in basso perché sono estremi pericolosi.

Consideriamo adesso l’autodisciplina e autocontrollo in ambito scolastico.

L’autodisciplina e l’autocontrollo sono correlati ai risultati scolastici, in misura molto maggiore rispetto all’autostima. Riescono meglio a scuola non gli studenti che hanno alta autostima, ma quelli che hanno un alto livello di autocontrollo e di autodisciplina. Quindi queste due caratteristiche possono essere considerate come dei predittori affidabili, migliori e più validi del grado di autostima, ma anche del quoziente di intelligenza.

Per quale ragione?

Perché l’autocontrollo e l’autodisciplina facilitano la capacità di resistere alle tentazioni, di evitare o di neutralizzare le distrazioni, di pianificare dei tempi di studio sufficienti, di concentrarsi mentre si studia, di monitorare il proprio metodo di studio, di reggere le difficoltà di comprensione, anzi, permettono di impegnarsi di più per affrontarle e superarle, di lavorare in modo continuativo, regolare, ritmico, di attivare la tenacia, la persistenza, la costanza.

Tutte queste caratteristiche sono necessarie per studiare, comprendere, e assimilare bene i contenuti scolastici e quindi permettono di raggiungere i risultati migliori, ma anche un livello di istruzione più elevata.

Uno studente può essere intelligente, ma se non ha autocontrollo e autodisciplina, non può sfruttare o utilizzare pienamente le sue doti cognitive e, alla fine, rimane un dilettante, forse un po’ presuntuoso, ma improduttivo.

Le persone che presentano un livello elevato di autocontrollo e di autodisciplina presentano anche un livello elevato di istruzione.

Possiedono anche una visione più ottimista di se stessi ma anche della vita. Hanno un atteggiamento non reattivo alle circostanze, ma proattivo, cioè creativo.

Sono capaci di organizzare le proprie attività in base ad obiettivi elevati intermedi e a lungo termine. Verificano il loro percorso di apprendimento, correggono gli errori, si sanno rivolgere delle buone autoistruzioni utilizzando un buon metodo di studio o di lavoro.

In breve, sono più coscienziosi e quindi hanno l’equipaggiamento adatto per raggiungere buoni risultati scolastici e livelli elevati di istruzione.

Si apprezza di più ciò che si conquista. Chiediamoci: che cosa si guadagna con tale atteggiamento eroico? Si guadagnano molte cose preziose. Eccole:

L’esercizio conduce alla naturalezza, all’armonia, alla grazia, all’eleganza.

Si tratta di un grande guadagno di forza interiore, di dignità, di assertività. Queste caratteristiche permettono di procedere a testa alta nella vita, senza mai piegarsi di fronte al prepotente e arrogante, e soprattutto rimanendo sempre umile, perché si conosce la fatica, il sudore, l’impegno, indispensabili per migliorarsi ogni giorno.

     
INDICE    

 

CAPITOLO 1    
GLI INGREDIENTI DELLA CONQUISTA
    
1.1. Definizione di impegno.    
1.2. Definizione di sforzo.    
1.3. Definizione di fatica.    
1.4. Definizione di sudore.    
1.5. Definizione di sacrificio.    
1.6. Definizione di disciplina e di autodisciplina.    
1.7. Definizione di perseveranza e di resistenza.    
1.8. Persistenza e resilienza.    
1.9. Definizione di allenamento.
    
CAPITOLO 2    
DEFINIZIONE DI CONQUISTA    

2.1. La conquista di sé o empowerment.    
2.2. Valorizzare le conquiste sociali già realizzate dagli altri.    
2.3. La capacità di andare oltre alla piacevole zona di comfort.    
2.4. Il mettersi alla prova.    
2.5. Diventare “vincenti” con se stessi non sugli altri.    
2.6. Saper reggere la fatica    
2.7. Contrastare la gratificazione immediata.    
2.8. Contrastare la pigrizia che corrode l’iniziativa e impedisce la conquista.
2.9. Contrastare la procrastinazione.    
2.10. Contrastare le scuse per auto-assolversi.    

CAPITOLO 3    
COME SI DISTRUGGE IL VALORE DELLA CONQUISTA    

3.1. Il consumismo come stile di vita.    
3.2. La fame di gratificazione immediata.    
3.3. Mancanza di autoregolazione sociale.    
3.4. L’evaporazione del Super-io e la percezione ridotta nella legge.    
3.5. L’individualismo e l’etica opportunistica.    
3.6. Il narcisismo dei Super-genitori e dei Super-figli.    
3.7. Il nichilismo e il cinismo.    
3.8. Dalla famiglia etica alla famiglia affettiva.    
3.9. Dalla collaborazione con la scuola alla svalutazione degli insegnanti.    
3.10. La dipendenza da smartphone.    
3.11. La superficialità.

CAPITOLO 4    
DEFINIZIONE DI AUTOCONTROLLO    

4.1. Caratteristiche dell’autocontrollo.    
4.2. Le caratteristiche dell’autocontrollo giusto, equilibrato, ottimale.    
4.3. Le caratteristiche del deficit di autocontrollo.    
4.4. Le caratteristiche dell'eccesso di autocontrollo.    
4.5. Autocontrollo e tipologie di carattere.    
4.6. Autocontrollo tra ordine e caos.    
4.7. La dieta come dimostrazione della difficoltà di autocontrollo.    
4.8. Breve test di autocontrollo.    
4.9. “Locus of control” e autocontrollo.    
4.10. Autocontrollo tra “bambinismo” e adultismo.    
4.11. Spontaneismo e autocontrollo.    
4.12. Equilibrio tra le varie parti della psiche o della persona.    
4.13. Regole, autoregolazione e autocontrollo.    
4.14. Autocontrollo tra costi e benefici.    
4.15. Autocontrollo, rinunce e rimpianto.    
4.16. L’autocontrollo non è un’abilità innata ma acquisita.    
4.17. Fluttuazione dell’autocontrollo.    
4.18. Autopenalità e autocontrollo.    
4.19. L’autocontrollo si impara prima di tutto dall’esempio degli adulti.
4.20. Per sviluppare l’autocontrollo è bene cominciare durante l’infanzia.    
4.21. Le regole e l’accusa di autoritarismo.    
4.22. Gli adolescenti sregolati.    
4.23. Il "sopravvissuto” di Antonio Scurati.    
4.24. Prendere posizione e sostenere la posizione.    
4.25. Le regole e l’insegnante autorevole.    
4.26. Costo della risposta e autoregolazione.    
4.27. La capacità di autocontrollo come predittore di successo.    
4.28. Autocontrollo e routines.    
4.29. Religione e autocontrollo.    
4.30. Autocontrollo negli uomini e nelle donne.    
4.31. Adolescenza e autocontrollo.    
4.32. L’autocontrollo istituzionale.    
4.33. Società consumista e autocontrollo.    
4.34. Strategie per rinforzare il valore dell’autocontrollo.

CAPITOLO 5    
STRATEGIA N. 1:    
REALIZZA I TUOI TALENTI E IL TUO PROGETTO DI VITA

5.1. Mission e autoregolazione.    
5.2. Assertività e progetto di vita.    
5.3. Visualizzazione futura di se stessi e dei propri obiettivi.    

CAPITOLO 6    
STRATEGIA N. 2:    
IMPARA AD AUTOREGOLARTI.    

6.1. Regola deriva da “regolo” cioè misura.    
6.2. Sviluppare la capacità di scelta e di autodeterminazione.    
6.3. Esercitare la moderazione o il giusto mezzo.    
6.4. Emozioni bilanciate.    
6.5. L’impegno anticipato come strategia di autoregolazione e di autocontrollo.    
6.6. Autocontrollo, autoriflessione e specchio.    
6.7. Autocontrollo e conseguenze a lungo termine.    
6.8. Sviluppare la sensibilità etica.    

CAPITOLO 7    
STRATEGIA N. 3:    
RINVIA LA GRATIFICAZIONE IMMEDIATA    


7.1. Cosa è preferibile: l’uovo oggi o la gallina domani?    
7.2. Impulsività e sopravvalutazione del presente.    
7.3. Contenere l’impulsività.    
7.4. Resistere alle tentazioni.    
7.5. Reggere la frustrazione.    
7.6. Saper attendere.    
7.7. Il genio è pazienza.    
7.8. «Conta fino a 10».    
7.9. L’autocontrollo motorio.    

CAPITOLO 8    
STRATEGIA N. 4:    
CURA LA PIANIFICAZIONE DELLE TUE ATTIVITÀ    

8.1. Dai buoni propositi alla pianificazione e alla tenacia.    
8.2. Stabilire e rispettare le scadenze.    
8.3. Selezionare e stabilire priorità e gerarchie.    
8.4. Evitare l’accumulo di informazioni che non si riescono a leggere.    
8.5. Priorità e durata della vita.    

CAPITOLO 9    
STRATEGIA n. 5:    
CONTROLLA LE TUE CREDENZE    

9.1. Credenze e autocontrollo.    
9.2. Sviluppare la resilienza.    
9.3. Auto-connotazioni negative e riduzione dell’autocontrollo.    
9.4. Credenze negative e vantaggi paradossali.    

CAPITOLO 10    
STRATEGIA N. 6:    
APRI LA MENTE PER ACCOGLIERE LA COMPLESSITÀ

10.1. Diventare intelligente.    
10.2. Coltivare la mente    
10.3. Controllo e autocontrollo nella ricerca scientifica.    
10.4. Usare correttamente il linguaggio.    
10.5. Miglioriamo le nostre mappe mentali.    

CAPITOLO 11    
STRATEGIA N. 7:    
SVILUPPA L’ATTENZIONE E LA CONCENTRAZIONE    


11I1. “Ragazzi fate attenzione a questo passaggio”.   
11.2. Test sull’attenzione dell’orso nero.    
11.3. Imparare a zoomare l’attenzione.    184
11.4. Attenzione, distrazione e autocontrollo.    
11.5. Autocontrollo grazie all’immaginazione.    
11.6. Il test del marshmallow e la distrazione.    
11.7. Attenzione accompagnata dall’empatia.    
11.8. Memoria di lavoro e preoccupazioni.    
11.9. Iperstimolazione consumistica e basso autocontrollo.    
11.10 Esercitarsi ad ascoltare attentamente l’altro.    

CAPITOLO 12    
STRATEGIA N. 8:    
RILASSATI PER RICARICARE LE BATTERIE DELLA TUA FORZA DI VOLONTÀ.    

12.1. Ricaricare le batterie.    
12.2. Aule con angolo relax e sfogatoio.    
12.3. L’eccesso dei videogiochi e la carenza di autocontrollo.    
12.4. Neuro-biofeedback e autocontrollo.    
12.5. Calma e autocontrollo.    
12.6. Uno stile di vita più naturale e frugale contro la “società dell’eccesso”.    
12.7. Recuperare le capacità motorie.    
12.8. Andare oltre la cliccomania per incontrare il mondo reale e risolvere i problemi di tutti.    
12.9. Esaurimento della forza di volontà o della forza dell’io o “Ego depletion.    
12.10. Il conflitto riduce la forza di volontà.    
12.11. Curare una sana alimentazione per avere un buon livello di energia.    
12.12. Autodisciplina tra stanchezza e sonno.    
12.13. Inserire pause pianificate e strategiche.

CAPITOLO 13    
STRATEGIA n. 9:    
COLTIVA LA TUA MOTIVAZIONE E LE TUE PASSIONI    


13.1. Motivazione e autocontrollo.    
13.2. Autodisciplina e motivazione.    
13.3. I docenti e la motivazione degli studenti. Obiezione di un docente.    
13.4. Attendere una buona motivazione.    
13.5. Appassionarsi.    
13.6. Attenzione, interesse e autocontrollo.    
13.7. Equilibrare piacere e dovere.    
13.8. Elaborare alternative.    
13.9. Imparare qualcosa di nuovo ogni giorno.    

CONCLUSIONE    
BIBLIOGRAFIA    
AUTORE - CURRICULUM    

 

 

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