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ORIENTAMENTO PROFESSIONALE

ORIENTARSI BENE IN UN MONDO CHE CAMBIA

Dott. Mario Polito

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intervista di Nicoletta Martelletto, Il Giornale di Vicenza 6 agosto 2012
 

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intervista di Nicoletta Martelletto, Il Giornale di Vicenza 6 agosto 2012
 

LO PSICOLOGO. Mario Polito e la strategia per imboccare un percorso che connetta col lavoro-

«Verso professioni nuove ma oltre i confini locali»

«Ragazzi critici ma non sfiduciati E il futuro parlerà solo in inglese»

Nicoletta Martelletto

La scelta di una facoltà è effettivamente quella sulla quale si giocano vita e destino ultimo dl un giovane? Forse no, ma si tratta certo di uno degli snodi della vita Nonostante la mole dl informazioni e la facilità dl accesso alle diverse proposte universitarie anche attraverso web, si tratta di una scelta difficile. A meno di vocazioni certe e precoci, individuare il corso di laurea giusto richiede non solo verifiche in termini dl studio ma anche un lavoro dl introspezione su se stessi. Nei parliamo con lo psicologo e psicoterapeuta altopianese Mario Polito, esperto di orientamento.

Si sceglie, si sbaglia e si può cambiare in corsa.

Oggi la scelta universitaria è meno definitiva di altri tempi. Appena hai l'intenzione di iscriverti a una università, tutti ti ricordano l’incertezza della soluzione economica e tutti ti sottolineano di essere sempre pronti a cambiare lavoro  molte volte Ho sentito un manager che, colpevolizzando e "aggredendo" gli studenti dell'ultimo anno delle scuole superiori, diceva: «Dovete smettere di pensare al posto fisso. Non esiste più nessun posto fisso. Dovete essere preparati a cambiare anche dieci volte il lavoro». Uno studente gli ha obiettato: «Ma perché allora ci obbligano a studiare le materie di questo indirizzo, se poi dobbiamo cambiare almeno dieci volte lavoro?». I ragazzi hanno capito che si devono muovere nell'epoca dell’incertezza, come l'ha definita dal filosofo Edgar Morin.

Sono preoccupati?

Dalle risposte che ho ricavato da un questionario fatto proprio quest'anno, in tre scuole superiori di secondo grado (un campione di 1200 studenti), sembra che siano meno preoccupati di noi adulti verso il futuro. Ma sono molto più critici, anzi, sono molto severi con noi adulti, perché, a loro parere, noi stiamo consegnando loro un mondo economico in crisi, in una crisi di recessione che sembra ingestibile e ingovernabile.

Che immagine si sono fatta degli adulti?

Non si fidano di noie delle nostre scelte politiche ed economiche. Non ci danno retta. Non chiedono il nostro parere o il nostro consiglio. Un giovane laureato, a pieni voti in una facoltà scientifica, mi ha detto qualche settimana fa: «Ci avete imbrogliato. Ci avete detto di studiare perché così era sicuro che avremmo trovato il posto di lavoro. È stato falso. Non esiste più una connessione tra la propria preparazione e il posto di lavoro ». Lo diceva con una rabbia calda e focalizzata, tipica di molti giovani chiamati 'indignati" e che sono sempre più numerosi e che sono diversi da quelli delle generazioni precedenti; questi ragazzi hanno studiato fino ad alti livelli di professionalità e ora si trovano senza lavoro. Si trovano a pesare alle famiglie fin dopo i 30 anni, rimanendo in casa, perché non hanno la possibilità dell'emancipazione economica. Si sentono ingannati e beffati dalla classe dirigente sia politica che economica

Lo studio universitario apre a molte soluzioni?

No, non è stata creata ancora una chiara connessione tra università e il mondo del lavoro. L'università offre competenze qualificate che il mondo economico non sa assorbire e utilizzare. Questi ragazzi studiano, si laureano e poi si trovano disoccupati. Sono disoccupati sia quelli preparati ad alto livello sia quelli con livello medio.

Che cosa fare per rimediare a tutto questo?

Bisogna studiare meglio l'economia nazionale e Interna tonale Ma chi lo fa? Nessuno. Me ne rendo conto quando vedo alcuni studenti che mi chiedono una consulenza sulla scelta universitaria. Sono focalizzati solo sui propri talenti e interessi. Spesso sono molto fiduciosi nell’autostima, talvolta anche gonfiati, ma sono  scarsamente dolati sulla conoscenza delle professioni a livello più generale. Quando chiedo loro quali professioni conoscono bene, emergono le tradizionali: medico, ingegnere, avvocato, docente, informatico, e poche altre. Il mondo economico offre molte possibilità.

Ad esempio?

Solo alcune indicazioni: tecnico o ingegnere della refrigerazione, dei cibi oppure degli ambienti; tecnico o ingegnere dello smaltimento dei rifiuti; tecnico o ingegnere del riciclo dei rifiuti, rifiuti speciali o preziosi; tecnico o ingegnere delle biotecnologie. Quando propongo queste indicazioni ai ragazzi, vedo immediatamente i loro occhi illuminarsi di sorpresa di iniziativa; li vedo molto disposti a studiare, perché loro vogliono studiare, certamente, ma vogliono studiare avendo i piedi per terra. Vogliono studiare integrando meglio sia i propri talenti, sia le opportunità del mondo del lavoro. Li invito a studiare bene il mercato mondiale.

Parche mondiale?

Oggi bisogna studiare il mercato mondiale perché siamo un grande mondo globalizzato, perché bisogna piazzare le proprie idee sullo scenario del mondo.

Ma questo lo possono fare solo quegli studenti che conoscono bene l’inglese come la prima lingua, altrimenti è meglio starsene a casa chiusi nella propria stanzetta. Solo la conoscenza dell'inglese e lo studio dell'economia mondiale aprono molte possibilità nonostante la crisi.

Chi devono ascoltategli esperti del mercato del lavoro, la attese dei genitori o semplicemente ciò die piace o ciò che si sente dentro?

Bisogna ascoltare tutti e poi scegliere da soli. Certo dobbiamo ascoltare gli esperti, sia quelli del mondo del lavoro, sia quelli anche esperti psicologici che ti fanno comprendere meglio chi sei e come ti puoi orientare nel mondo. I genitori offrono la loro esperienza di vita e mettono a disposizione il sostegno economico e i sacrifici fatti per i figli.

Ma bisogna ascoltare sé stessi, non soltanto ciò che piace, ma soprattutto ciò che interessa come progetto di vita, perché nella vita non dobbiamo focalizzarci solo su ciò che piace, ma anche su ciò che ha senso e spesso ciò che ha senso è faticoso. Richiede sacrifici, proprio cane la preparazione atletica per prepararsi alle Olimpiadi. Certo, bisogna fare quello che piace, ma quanti sacrifici, quanta disciplina. La stessa serietà vale anche a scuola.

Quanto conta ascoltare se stessi?

Bisogna poi ascoltare se stessi nel settore dei talenti, del carattere, della personalità, dei propri sogni, del proprio progetto di vita. Ma bisogna studiare anche l’ambiente sodale dove uno si vuole realizzare. Bisogna guardare dentro di sé per trovare la bussola e fuori, nel mondo esterno, per trovare le risorse, per realizzare i propri sogni. Bisogna essere molto svegli, coraggiosi e solidali. Bisogna essere consapevoli che Il mondo, aspetta le nostre competenze, la nostra intelligenza e i frutti migliori dei nostri talenti.