E' stata pubblicata una intervista su "Il Quotidiano di Puglia"
a cura della giornalista Leda Cesari
19 maggio 2012
Il suo ultimo libro si chiama “Le virtù del cuore. Le emozioni a scuola e nella vita”. Qual è il messaggio dell’opera?
Il messaggio centrale è quello di: Educare la persona intera. Non solo la testa, ma anche il cuore. Non si può avere una testa che pensi bene, quando si ha un cuore selvaggio, quando si è sconvolti da emozioni confuse, da impulsi incontrollati, da chiusure egoiste e narcisiste. A che serve possedere un titolo di studio se pi si è incapaci di stare al mondo con gli altri? Se si è incapaci di leggersi dentro? Di autocontrollarsi?
Nella vita servono le conoscenze, certo, servono i titoli di studio, ma anche le emozioni e le virtù emotive come il coraggio, l’autocontrollo, e l'indignazione, per utilizzare bene quello che si è appreso a scuola.
Quali sono le virtù di cui si parla nel libro, e come e dove vanno coltivate?
Sono sette.
- Consapevolezza e fiducia in se stessi o dignità (Capitolo 1 e 2).
- Forza d’animo. Speranza o progetto di vita. (Capitolo 3)
- Prudenza. Temperanza. (Capitolo 6)
- Indignazione e giustizia. (Capitolo 5)
- Affetti, amicizia e amore. (Capitolo 7)
- (Capitolo 4)
- Senso di comunità a scuola. (Capitolo 8)
Dove vanno coltivate?
Vanno coltivate dappertutto: in famiglia, a scuola, sul lavoro, nella vita sociale.
Vanno coltivate dappertutto, perché servono dappertutto. Servono sempre, per vivere bene con se stessi e con gli altri.
Come vanno coltivate?
Facendone esperienza diretta. Sperimentandole. Non si possono apprendere con una lezione. Non sono conoscenze. Non sono nozioni. Sono esperienze. Posso capire cosa sia il coraggio e non essere coraggioso. Non serve conoscere la definizione di coraggio. Bisogna essere coraggiosi. Io posso sapere che cosa sia l’empatia, ma non essere empatico verso un figlio, uno studente, o un collega. Non serve conoscere la definizione di empatia. Bisogna essere empatici. Non serve conoscere la definizione di giustizia. Bisogna essere giusti.
Le virtù del cuore sono il segno migliore del livello di civiltà.
Quanto conta un giusto rapporto con le proprie emozioni, per crescere sani ed equilibrati?
Conta moltissimo. Lo sappiamo tutti, specialmente quando stiamo male dentro? Quali sono le cause di questo malessere interiore? Un cattivo rapporto con le proprie emozioni. Perché sono negative e distruttive, come l’invidia, la gelosia, l’ostilità. Perché sono confuse, come l’ansia e la depressione Perché sono sconvolgenti, come le pulsioni e le ossessioni.
Il benessere di ogni persona dipende dalla capacità di stare bene con se stesso (attraverso l’autorealizzazione) e con gli altri (attraverso lo sviluppo del senso di appartenenza, la sensazione di sentirsi utile, la convinzione di essere una comunità).
Consideriamo il malessere. Quando si sta male? Quando non si conoscono una sequenza di date storiche o di formule matematiche? No. Si sta male, quando non ci si capisce dentro.
Ci sono differenze di approccio al mondo delle emozioni tra un uomo e una donna?
Sì. Le donne danno più credito alle loro emozioni e si fidano di più di quello che sento dento; lo usano come bussola per orientarsi nel mondo e nelle relazioni sociali. Gli uomini danno più credito ai fatti e costruiscono le loro scelte su dati oggettivi esterni, ma trascurano la loro bussola emotiva interiore e non ascoltano adeguatamente i loro sentimenti . Una persona matura sa integrare fatti ed emozioni. Sa integrare il maschile e il femminile, come direbbe Jung.
Quanto contano le virtù del cuore, ad esempio, in un ufficio pubblico, in una banca, in luoghi in cui il sentire comune impone invece atteggiamenti fermi e imperturbabili, quasi al limite della durezza?
La collaborazione, la passione, il rispetto, la gentilezza, l'empatia, servono soprattutto nel lavoro e nell’esercizio di quelle professioni che si svolgono a contatto con le persone (l’80% delle professioni). Non si può lavorare bene con gli altri senza aver educato le proprie emozioni, sensibilità, attenzione verso gli altri. Al contrario, la durezza, il cinismo, il disprezzo, la maleducazione, sono atteggiamenti emotivi negativi e ostili che creano solo tensione e riducono l'efficienza lavorativa. Fanno perdere clienti. Oggi si parla di “marketing emotivo” che cerca di essere più attento ai bisogni del cliente.
La durezza e il cinismo sono attuati dai capi incapaci di convincere, orientati solo a solo a dominare come dittatori, che stanno seduti in poltrona finche' non verranno scalzati da quelli più cinici di loro, come avviene nella lotta spietata della competizione e nell’organizzazione criminale e mafiosa.
Cosa succede quando l’educazione che non dà spazio alle virtù del cuore, cosa comporta dal punto di vista del singolo e della collettività in cui vive? In breve, nella vita pratica, quando conta dare spazio alle proprie emozioni?
Una persona che non è capace di gestire le proprie emozioni, che è collerico, impulsivo, ostile, paranoico, disordinato, dittatore, cinico, distruttivo (nelle critiche), irrispettoso e sprezzante, crea problemi a tutti. Rovina ogni rapporto personale e professionale. Fa perdere tempo. Semina emozioni negative. Riduce l'efficienza di tutti. Rompe le scatole a tutti. E' immaturo e infantile. Le aziende non vogliono assumere persone di questo genere, perché sono soldi sprecati e rovinano l'ambente lavorativo. Vogliono persone collaborative che sanno lavorare in squadra e che sanno integrarsi con le abilità degli altri. Per questa ragione, anche economica, è necessario dare spazio all’educazione del cuore. Abbiamo bisogno di tecnici, ma anche di tecnici che sanno collaborare con gli altri. Non sono sufficienti le conoscenze tecniche: è necessario saperle svolgere in collaborazione con gli altri.
Le emozioni represse creano problemi psicologici e fisici. Quali?
Quando si negano le proprie emozioni si diventa confusi. Quando si reprimono, le emozioni represse sono solo accantonate, ma non annullate. Rimangono dentro e rodono dentro (come si dice). Hanno il potere di far rimuginare negativamente e alimentano soprattutto l'invidia, la gelosia, il risentimento. Fanno assumere l'espressione imbronciata contro tutto e contro tutti, fanno assumere l’espressione del volto sempre insoddisfatta e o ostile. Riducono la forza del sistema immunitario e fanno ammalare. Si pensi alla lista di malattie psicosomatiche, così diffuse nel mondo contemporaneo che nega la consapevolezza. La repressione è il contrario della consapevolezza e del contenimento. Bisogna imparare a conoscerle e a nominarle. Si vedano i primi due capitoli la dove sottolineo l’importanza del nominare le differenti emozioni. In una esercitazione sono state individuate 216 emozioni (positive e negative), e 115 verbi emotivi. Bisogna saperle esprimerle all'esterno con proprietà e autocontrollo, senza vomitarle addosso agli altri, infangandoli. In medicina psicosomatica è stato dimostrata la presenza di molti malesseri fisici dovuti a fattori emotivi (cefalee, blocchi della digestione, dolori al cuore, respiro affannoso, tachicardie, stanchezza eccessiva).
In un mondo come il nostro, non si rischia di passare per velleitari e utopisti proponendo l’educazione del cuore?
Sì. Questo rischio c’è, sono stato accusato spesso di essere un utopista e illuso. All’inizio mi dava fastidio, perché le cose che dicevo o che proponevo erano fattibili e alcuni docenti insieme con me le avevano realizzate a scuola. Poi l’etichetta di utopista mi è persino piaciuta e mi sono detto che è meglio essere un utopista che non un cinico. Un cinico è senza cuore, senza speranza, senza amore per le persone. E’ il contrario della creatività. E’ il nemico del cambiamento. No, ho deciso è meglio essere utopista, creativo, propositivo, collaborativo per risolvere i problemi che ci sono. Ci vorranno cento anni? Che importa? Cominciamo quest’anno a cambiare e ne rimarranno solo altri 99.
Perché la nostra società reprime le emozioni?
La nostra società esprime le emozioni tenere, la gentilezza, la sensibilità, la tenerezza, perché le considera come segno di debolezza ed esalta invece emozioni ostili e aggressive considerate come segno di forza, di potere di superiorità. Un esempio? Si vedano certe trasmissioni televisive basate sull’accusa, sull’offesa, sull’insulto. Si vedano molti film e i loro linguaggio irrispettoso.
In un mondo come questo aggressivo, se noi educhiamo un ragazzo o un figlio a essere sensibile, gentile e rispettoso, non lo rendiamo disadattato a sopravvivere in un modo di aggressivi e di ostili? Non rischiamo di farlo soccombere, quando incontra solo persone fredde, ciniche e ostili?
Per evitare questo rischio ho inserito nel libro un capitolo dedicato interamente alla capacità di battersi contro l’ingiustizia, di non piegarsi mai di fronte ad un prepotente, ad indignarsi di fronte ad ogni violazione dei diritti umani e della dignità. Dobbiamo educare figli e studenti coraggiosi e forti, capaci di battersi contro ogni ingiustizia e dittatura, non solo politica, ma anche sociale. Dobbiamo educare tanti piccoli Davide a battersi contro giganteschi Golia (che accumulano grossi settori di potere) e se ne infischiano della legge e del rispetto delle persone.
Le emozioni, come il coraggio, l'autocontrollo, la fiducia in se stessi, l'atteggiamento positivo e costruttivo non sono segni di debolezza, ma di forza. Al contrario, quelli che non sanno gestire le proprie emozioni, sono infantili immaturi e creano problemi a tutti. Sono le persone fredde dure e ciniche, che hanno poca sensibilità, mentalità ristretta, poca attenzione ai problemi e agli altri, sono anche poco intelligenti, perché' non capiscono niente di se stesi e di come bisogna risolvere i problemi. Sono infantili e irresponsabili, anche se con il loro egocentrismo e narcisismo si esaltano si gasano si credono eccezionali. Sono invece delle persone semplicemente grette o pusillanime.
Ha ancora un senso parlare di cuore in un mondo razionale e anaffettivo come è quello di oggi?
Certo. Proprio perché il mondo è così povero di questi ingredienti affettivi, è necessario reintegrarli. Sono virtù necessarie per dare un volto più umano al nostro mondo. Dobbiamo renderlo più accogliente per permettere a tutti la propria autorealizzazione.
Altri libri collegati allo stesso tema:
Attivare le risorse del gruppo classe. Casa Editrice Erickson 2000
Comunicazione positiva e apprendimento cooperativo, Casa Editrice Erickson 2003