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INTERVISTA SUL GIORNALE DI VICENZA 13 GIUGNO 2011

REALIZZA I TUOI TALENTI

 PER REGALARE IL TUO CONTRIBUTO AL MONDO
 

Dott. Mario Polito

 
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TalentiGiornaleDiVicenza130611

 

TALENTI INUTILI SE NON VANNO SVILUPPATI.

IL LIBRO. Lo psicoterapeuta Mario Polito, della Scuola Genitori, ha pubblicato un testo sulle passioni ed i ragazzi.  Insegnanti e adulti stimolino il risveglio delle abilità, ci vuole poi applicazione costante.

di Cinzia Morgan, Il Giornale di Vicenza 13 giugno 2011

Ci sono in giro troppi cigni che si credono brutti anatroccoli. Eppure non c'è una sola persona al mondo che non abbia almeno un talento, coltivarlo è un dovere verso se stessi e verso la comunità: è così che si dà un senso alla propria esistenza.

Ma come si individuano e si sviluppano i talenti? Quanti ne possiamo realizzare? Come distinguere tra una passione vera e una moda? Sono solo alcune delle domande che trovano risposta nell'ultimo libro di Mario Polito "Realizza i tuoi talenti per regalare il tuo contributo al mondo" (ed. Confartigianato Impresa Famiglia). Psicologo, psicoterapeuta e pedagogista, Mario Polito, residente sull'Altopiano di Asiago, è docente della Scuola Genitori di Confartigianato e autore di numerose pubblicazioni su apprendimento, motivazione e metodo di studio.

Dott. Polito, il talento si sviluppa coltivando un'attitudine, una passione. Ma che fare con chi non manifesta alcun coinvolgimento particolare?

Nessuno può scoprire i propri talenti da solo e non si può parlare di talenti se non ci si vuole bene. Serve un risveglio affettivo e devono essere i genitori e gli insegnanti a stimolarlo. Molti ragazzi sono increduli all'idea di avere dei talenti perché, a partire dalla scuola, non si lavora per svilupparli. E se gli adulti significativi non riconoscono in loro dei pregi è chiaro che sentono di non valere nulla.

Nel suo libro suggerisce una bella Idea ai genitori: tenere il diario del talenti.

Sì, perché se l'idea del talento si è persa per strada, bisogna ripartire da ciò che coinvolgeva quando si era bambini: i discorsi, le curiosità, i giochi. Tenere un diario, delle abilità sviluppate e dei progressi registrati dai propri figli li incoraggia a credere nelle loro possibilità e evita che si rifugino in gruppi che magari più che sui talenti sono sintonizzati sui sistemi per far colpo sugli altri e finiscono per incidere troppo nella loro vita.

Ci sono poi i casi opposti: ragazzi che vogliono vivere di musica, di recitazione o che pensano a professioni senza mercato che preoccupano i genitori. Che fare?

Le due cose devono essere necessariamente conciliate, bisogna mantenersi e continuare nel frattempo a coltivare la propria passione: la capacità di sviluppare un talento che sembra non spendibile dipende dalla forza del carattere. Serve flessibilità e la capacità di cogliere le occasioni che avvicinino anche di un solo passo al proprio sogno.

Quanto al successo in un lavoro, molto dipende dall'abilità di individuale nuove strade che soddisfino i bisogni ancora inconsapevoli delle persone. E per riuscire in ogni caso bisogna lavorare sodo.

Quanto va coltivato il talento?

Non c'è dubbio che il talento non si sviluppa senza un'applicazione costante e la voglia di migliorarsi. Secondo lo psicologo Donald Norman per diventare veramente esperti in una disciplina servono circa 10 mila ore di pratica: otto ore al giorno di studio per tre anni e mezzo.

Lei insiste sulla necessità di cambiare una scuola più concentrata sui programmi e non sulla valorizzazione dei talenti. E se comunque, anche a forza di studiare, il merito non viene premiato che dobbiamo dire ai ragazzi?

Che devono pensare alla scuola come ad una cellula staminale. Le staminali sono cellule aspecifiche che però hanno la capacità di sviluppare il tessuto nel quale vengono inserite. Ecco, devono studiare ogni materia con la consapevolezza che ciò che imparano offrirà loro delle coordinate che serviranno tutte per costruirsi un futuro. Ma spetta ai docenti per primi dimostrare che c'è un legame tra la scuola.